2009/09/28



ASALIA

- Mi voglia perdonare l’intromissione, gentile signora, ma purtroppo Giampiero in questi casi non usa guardare in faccia nessuno. Quando la trattoria si riempie comincia ad abbinare i clienti a suo insindacabile giudizio. Così questa volta le è capitato accanto un tipo come me. Cercherò di occupare il minor spazio possibile su questo tavolo microscopico che ci è stato imposto e di non esserle di sgradevole compagnia: godo fama di chiacchierone ma non so se questo la possa rallegrare.

No, non ho ancora letto il Corriere. Ho dato solo un’occhiata ai titoli. Le solite cose … il Berlusca con i suoi eccessi erotici e non, la guerra in Afghanistan, gli sbarchi dei clandestini, gli incendi in Sardegna, il caldo nelle città, le code sulle autostrade, i morti del sabato sera … I giornali potrebbero fotocopiare le pagine di un anno prima senza che nessuno se ne accorga. I palinsesti dei quotidiani sono sempre gli stessi: una noia infinita. Mai un guizzo innovativo, un’idea che porti i lettori nel giornale anziché viceversa. E così i blog su internet acquistano sempre più audience ( adesso si dice così ), perché sanno far partecipe la gente con la loro vivacità e la loro comunicazione bidirezionale. Presto sostituiranno i quotidiani, vedrà … Alberoni? Sì, certo, sa uscire dai noiosi canoni della cronaca e della politica, ma quante ovvietà nei suoi dogmi, e sempre le stesse, da più di vent’anni, tutti i Lunedì, sul Corsera!
Non sarà mica una giornalista, vero? Ah, meno male. Posso continuare, allora?

A me piacerebbe che i giornali dedicassero più spazio ai lettori, alle loro storie, alle loro esperienze … Sa quanta gente sarebbe in grado di raccontarsi con proprietà di linguaggio e con argomenti di sicuro interesse per molti? Mi piacerebbe che i giornali permettessero confronti alla pari di storie, di idee e di considerazioni. Però non sono sicuro che la maggior parte di noi lo desideri veramente. Chi compra un giornale molto spesso vuole solo sentirsi dire quello che si aspetta di leggere e niente che possa affaticare la propria materia grigia e aggiornare o abbattere le proprie certezze, i propri dogmi. Sa, molte volte avrei desiderato scrivere al Corriere, ma ha mai dato un’occhiata alla posta dei lettori? Brevi banalità su politica e problemi di bassa economia o su particolari beghe di nessun interesse generale … Nessuno spazio per il racconto di storie realmente vissute che potrebbero appassionare i lettori. Io, per esempio, ne ho una interessante, anzi, un po’ misteriosa, che mi trascino dentro da tutta la vita, un episodio che non posso dimenticare.
Davvero le interessa conoscerla? Davvero vuole che gliela racconti?

A 26 anni avevo terminato gli studi universitari, il servizio militare e uno stage di sei mesi in Giappone presso una società che produceva le prime calcolatrici portatili. Tornato in Italia cominciai a cercare, a fatica, il mio primo lavoro, ma soprattutto cominciai a frequentare assiduamente Antonella, la figlia unica di importanti amici di famiglia. Era una ragazza molto bella e intelligente e aveva solo 18 anni. Il padre era un importante dirigente di una primissima banca di affari italiana e rappresentava un forte punto di riferimento e di appoggio finanziario per mio padre che gestiva una attività commerciale con un paio di società giapponesi di prim’ordine. Quest’uomo, fisicamente grande e grosso, era un assiduo frequentatore della sua parrocchia dove, durante la messa della domenica, si proponeva come lettore delle sacre scritture. Mi scusi, non sono dettagli inutili, poi certamente capirà.

L’uomo, insomma, incuteva soggezione su tutti i fronti ed era preoccupato della differenza di età tra me ed Antonella e del fatto che io non avessi ancora un lavoro tanto che, quelle poche volte che ci permetteva di uscire la sera, pretendeva che la riportassi a casa sempre prima delle undici, pena una sonora, pubblica e umiliante ramanzina.
Un giorno, era un sabato di Settembre, i suoi genitori decisero di andare a passare il fine settimana a Sanremo, dove avevano una casa. I miei genitori erano già a Stresa da giorni e così il mio appartamento di Milano era libero per offrirci con tranquillità la nostra prima notte d’amore. Passai a prenderla verso le sei di sera e la portai a casa mia dove mi misi a cucinare le poche cose che sapevo: spaghetti con sugo già preparato, pasticcio di patate con maionese e capperi ed infine frutta e vino a volontà. Terminata la semplice cenetta ci alzammo da tavola e ci infilammo, senza molti preamboli, nel mio letto. Saranno state le undici di sera, o poco più. Verso mezzanotte, non ricordo assolutamente per quale motivo, cominciammo a discutere. E poi a litigare. Verso l’una mi alzai e pregai Antonella di rivestirsi. L’avrei riaccompagnata a casa. La serata era malinconicamente finita. La prima notte d’amore nemmeno incominciata.
Salimmo in macchina e arrivammo davanti a casa sua. Sorpresa: l’automobile di suo padre era parcheggiata proprio lì davanti. I suoi genitori erano già tornati a Milano, non ho mai saputo per quale motivo, ed erano le due di notte. Terrore ma anche liberazione. Il giorno dopo ricevetti un cazziatone telefonico da sua mamma, ma cosa sarebbe accaduto senza quella misteriosa e assurda litigata? Cosa sarebbe accaduto se Antonella fosse tornata a casa la mattina dopo? E’ possibile allora, ho pensato, che ci sia davvero qualcuno, da qualche parte, che veglia su di noi? –

- Io credo proprio che sia possibile, caro Valerio … Questo è il suo nome, vero? Il suo racconto mi ricorda molto da vicino quello di un mio cliente. Aveva appena acquistato l’automobile nuova: molti cavalli per sentirsi più sicuro nei sorpassi ( così diceva ). Una sera d’autunno, dopo un incontro di lavoro, stava viaggiando su una strada a grande percorrenza, mi sembra in Toscana, o giù di lì, quando si trovò improvvisamente davanti un camion molto lento, su un medio pendio. I due sensi di marcia erano separati dalla doppia striscia continua, ma la tentazione del sorpasso era grande: nel buio non si vedeva alcun faro dall’altra parte e quel camion, lento e fumeggiante dava proprio fastidio. - Passo o non passo? Passo o non passo? – Si domandò più volte … Dopotutto aveva un bel po’ di cavalli a disposizione. Stava ancora sfogliando tranquillamente la margherita del destino quando nell’altra corsia, improvvisa e velocissima, scese un’altra macchina di grossa cilindrata. Sfrecciò in pochi centesimi di secondo di fianco alla sua e si allontanò sibilando. Bastava che il petalo sbagliato della margherita fosse stato colto e sarebbe stato uno scempio: un impatto frontale sicuramente violento e mortale. Il mio cliente non aveva potuto accorgersi dell’arrivo dell’altra vettura, i cui fari, in prossimità del dosso, avevano illuminato inutilmente il cielo, anziché la strada, dove risultavano invisibili.
E’ allora possibile, Valerio, che ci fosse stato davvero qualcuno, da qualche parte, a vegliare sul mio cliente? –
- Incredibile! Sa che è accaduto qualcosa di molto simile anche a me, trent’anni fa? –
- Davvero ? Dopo mi racconterà. Mi perdoni se intanto mi assento un attimo.-

Mi era davvero successa una cosa identica, trent’anni prima: BMW 320 nuova di pacca, sei cilindri, un casino di cavalli, statale che da Piombino porta a Civitavecchia ( l’Aurelia ) … una cosa proprio identica, il buio, il camion, il dosso … una coincidenza incredibile.

- Ma, Giampiero, dov’è finita quella graziosa signora che era seduta al mio tavolo ?
- Se ne è appena andata, Valerio, e ha pagato anche per te. Mi ha detto che non era la prima volta. Mi ha dato poi questo biglietto da consegnarti.-

“ Da sempre e per sempre. Asalia “
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