IL CAMPER DI ORESTE
Oreste è mio cognato, il marito di Rita, mia sorella. Un uomo davvero
speciale, farcito di dogmi e ricco di certezze. Questo è l’ oreste-pensiero con cui affligge chiunque gli capiti a tiro :
- Ma lo sapete che siamo
circondati da bande di ladri, a partire da banche e assicurazioni, per continuare con negozianti, meccanici, idraulici
ed elettricisti? Tutti vogliono rubarci
i soldi. Per sopravvivere dobbiamo evitare di dipendere dagli altri e imparare
a fare da noi. Tutto. E per fare tutto da noi dobbiamo saper prevedere, organizzare
e attrezzarci. –
In virtù di questo assioma, Oreste gironzola perennemente, nei
suoi momenti liberi, tra ferramenta, rigattieri e sfasciacarrozze, raccattando
a buon prezzo ( dice lui ), dopo estenuanti trattative, tutto quello che trova:
viti, bulloni, squadrette, cacciaviti, tubi, pneumatici, valvole, lampadine e
quant’altro che prima o poi, potrebbe tornargli
utile.
Per questo nel condominio dove abita ha acquistato tre box: nel
primo viene parcheggiata la Panda di Rita ( Oreste, nonostante numerosi
tentativi, non è mai riuscito a prendere la patente ); nel secondo vengono immagazzinati gli oggetti
di volta in volta raccolti, che dispone in perfetto ordine su enormi scaffali
acquistati in un’asta fallimentare, oggetti che cataloga con software sofisticati, scaricati da internet, e rigoroso puntiglio; nel terzo, infine, troneggia il suo camper,
come lui chiama un vecchio e sgangherato Fiat 238, acquistato e poi attrezzato alla meglio per cucinare e dormire in una zona letto
sopraelevata.
Ha trascorso numerosi
weekend, cinque anni fa, per farlo, disfarlo
e rifarlo di nuovo ( difficilmente mio cognato riesce a concludere qualcosa al primo
tentativo ), utilizzando molti dei reperti immagazzinati nel box numero due: l’aveva perfino tappezzato con piastrelle di
sughero eleganti e coibentanti ( diceva lui ) e questo lavoro ha rappresentato sicuramente
il momento più impegnativo: le
piastrelle erano difficili da collimare sulla parete irregolare del 238, e
quando Rita glielo fece notare, a lavoro completato, non ci pensò due volte: creò
nervosamente un impasto di carta e colla che infilò con le dita e con le unghie
in tutti gli interstizi.
Il camper ( continuiamo a chiamarlo così ) costituisce, dopo i
programmi televisivi della domenica pomeriggio, l’unica loro fonte di svago, e ben si concilia
con i pallini ossessivi di Oreste che
quando non lavora ( come capo reparto in via di pensionamento) e quando non è
impegnato nella raccolta di ferramenteria
varia si dedica a tempo pieno, praticamente una volta al mese, in quella che lui chiama la manutenzione del
mezzo, là, nel box numero tre. Perché una volta al mese Rita ed Oreste partono
per un weekend al mare e non devono correre rischi. Al volante del camper c’è
sempre e soltanto, ovviamente, la
piccola e fragile sorella, ma è Oreste in realtà a guidare, impartendole
continuamente istruzioni precise farcite di rimproveri e commenti ironici :
- Ritaaa! Quante marce ha il furgone? Quattro, vero? E allora
perché ne usi solo tre? –
- Ritaaa! Se alla rotonda devi girare a sinistra, non pensi che
sia ora di accostare?-
- Ritaaa! Non vedi che c’è una fila di macchine ferme? Devi
proprio inchiodare all’ultimo metro?-
- Ritaaa! Ritaaa! Ritaaa! -
Ogni volta che Rita e Oreste giungono in un campeggio con il
loro camper, ( Rita al volante ma Oreste che dirige ), tutti gli ospiti che li
conoscono accorrono festosi: è un grande avvenimento per tutti.
Dovete sapere che Oreste ha il terrore del fuoco. Una volta entrati
nel campeggio lui scende dal camper per aggirarsi circospezioso tra alberi,
tende e roulotte, alla ricerca della piazzola giusta, quella che consenta
molteplici vie di fuga in caso di incendio. La cerca a passi successivi,
dirigendo Rita ora qua ora là, un po’ avanti e un po’ indietro, attraverso
frenetici tentativi mentre elabora il piano di sicurezza su un quaderno ( un
po’ come faceva il Mou quando era allenatore dell’Inter ).
Una volta individuato il sito bisogna verificarne l’efficacia.
Oreste indica allora a Rita le vie di fuga principali, in funzione
dell’intensità del fuoco e delle caratteristiche del vento ( maestrale,
tramontana o scirocco ). A quel punto Rita, tornata al volante del 238, deve
testarle tutte rilevandone i possibili intoppi, mentre Oreste calcola i tempi
di evacuazione.
Ogni anno, agli albori della primavera, Rita e Oreste verificano
nel dettaglio lo stato del loro camper. Anche quest’anno, nei primi giorni di
marzo. Scesi nel box numero due hanno verificato la pressione dei pneumatici e
la funzionalità delle valvole, utilizzando un vecchio compressore. Quindi hanno ottimizzato lo stato della
batteria, che Rita ha provveduto ad alimentare attraverso la presa di corrente
del box e rabboccati acqua e olio. Una volta arrivati al controllo del
serbatoio dell’acqua potabile, mentre Orazio lo smonta dal suo supporto, Rita
lamenta un gocciolio anomalo.
- Normale, tutto normale, Rita, è solo un po’ di condensa! -
bofonchia Oreste.
Quando l’acqua arrivò a coprire le ballerine di Rita anche
Oreste si accorse che c’era qualcosa che non andava: infatti una piccola crepa
si stava allungando vistosamente nel fondo del serbatoio.
- Accidenti! Il serbatoio ha tirato le cuoia, ma non ho
assolutamente voglia di farmi derubare dal Bertoni: quello sarebbe capace di chiedermi duecento euro e
passa per darmene uno usato. Facciamo una cosa, Rita: andiamo all’ ipermercato
e ci compriamo cinque o sei taniche vuote da dieci litri; avremo così acqua
sufficiente per lavarci e cucinare gli spaghetti in un weekend, e poi, in un
campeggio l’acqua non manca mai -.
Detto fatto. Rita tira fuori la Panda dal box numero uno e insieme
raggiungono Auchan, il più grande ipermercato della zona. Giunti nel settore dedicato
al fai-da-te ecco apparire le taniche per alimentari: dieci euro l’una. – Però!
- Brontola Oreste, e aggiunge: - Dài, Rita, facciamoci intanto un giro di
perlustrazione.-
Arrivati nel settore dei detersivi Oreste sobbalza: - Ritaaa ! Guarda!
C’è l’ammorbidente in saldo, con lo sconto del settanta per cento !!! Solo cinque
euro per una tanica da dieci litri ! –
Fu così che Rita e Oreste acquistarono dieci taniche da dieci
litri di ammorbidente, ed è da allora che tampinano amici e parenti per
scambiare, alla pari, naturalmente, una tanica piena di ammorbidente con una
vuota.
Era l’estate di un anno fa. Un Lunedì mattina, tornando dal solito camping di Viareggio (
non fanno mai lunghi viaggi per paura che il 238 decida improvvisamente di
tirare le cuoia ), una volta giunti alla base della Cisa, prima della salita,
Oreste si accorge che il furgone tira vistosamente a sinistra: - Ritaaa! Vuoi
stare più a destra e andare più dritta, per favore? Ritaaa! –
In barba alle strigliate del marito, Rita non riesce più a
governare il furgone che si è messo a dirigersi dove vuole. All’urlo disumano di
Oreste Rita reagisce accostando e fermandosi nella prima piazzola disponibile.
Una volta scesi si accorgono che il pneumatico anteriore sinistro si è quasi
totalmente sgonfiato.
- Dev’essere la valvola! Lo
sapevo! Troppo vecchia! – sentenzia
Oreste che aveva sì comprato una valvola usata di riserva, ma l’aveva anche lasciata
nel box numero due, accuratamente posizionata e catalogata, ma scarsamente
utile nell’occasione.
- Cosa facciamo? Tiriamo avanti fino alla prossima stazione di
servizio? – domanda Rita con voce tremolante.
- Ma quale stazione di servizio!
Non lo sai che quella è gente pronta soltanto a portarci via i soldi?-
risponde Oreste saltando con balzo scarsamente atletico nel furgone per uscirne
subito dopo con in mano una pompa a pedale, quella normalmente utilizzata per
gonfiare il canotto di gomma di due metri e mezzo con cui erano soliti
affrontare il mare di Viareggio.
Oreste decide i turni, in odore di perfetta par condicio: dieci
pedalate lui, dieci pedalate lei. Dieci pedalate Oreste, dieci pedalate Rita e
così ogni mezzora, il tempo imposto dal pneumatico per tornare a sgonfiarsi.
Fino a Milano.
Rita e Oreste hanno un figlio, mio nipote Palmiro ( nome caparbiamente
voluto da Oreste, per via delle sue convinzioni politiche, nonostante le
suppliche di Rita ). Poco più che trentenne, laureato in architettura, vive con
i genitori e fa il tassista perché, dice, questo lavoro lo fa sentire libero.
Palmiro è la fotocopia di suo padre, il suo clone. Cinque anni fa decise di
comprarsi una casa,per andare a vivere da solo. Gli piaceva una specie di
casolare tutto da ristrutturare, ma, potendo attingere al box numero due del
padre era convinto di poterne tirare fuori una reggia a basso costo. Fu così
che …
Però questa è un’altra storia e avrò modo di raccontarla un’altra
volta …
.
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