2012/07/24



TRILOGIA
( a Lisa )


Un rifugio sicuro
 
Il profumo della tua pelle
scivola su di me
lievemente
tra carezze
impalpabili
che percorrono
il tuo corpo acerbo
incontaminato e vivo
attente a non ferirlo
perché il sapore
di sogni mai sognati
di labbra mai baciate
scopra
lentamente
un orizzonte nuovo
perché la mia bocca
che dolcemente ti cerca
trovi
in te
un rifugio sicuro
per rinascere da te
per rinascere
con te.    


Il piumino bianco
 
Vento di maestrale
sussurri di pioggia sui lucernari
e il tuo piumino bianco.

 
Fragile
Fragile
come un germoglio di pesco
sfiorato
e tormentato
da una brezza indecisa
fragile
nel tuo abbandono
in sogni nascenti
tra le mie braccia attente
fragile
quanto è forte
il tuo saper credere
ancora
e trovare
un palpito azzurro
       in un sussurro.      
                                                                 


IL CAMPER DI ORESTE


Oreste è mio cognato, il marito di Rita, mia sorella. Un uomo davvero speciale, farcito di dogmi e ricco di certezze. Questo è l’ oreste-pensiero  con cui affligge chiunque gli capiti a tiro :
 - Ma lo sapete che siamo circondati da bande di ladri, a partire da banche e assicurazioni,  per continuare con negozianti, meccanici, idraulici ed elettricisti?  Tutti vogliono rubarci i soldi. Per sopravvivere dobbiamo evitare di dipendere dagli altri e imparare a fare da noi. Tutto. E per fare tutto da noi dobbiamo saper prevedere, organizzare e attrezzarci. –
In virtù di questo assioma, Oreste gironzola perennemente, nei suoi momenti liberi, tra ferramenta, rigattieri e sfasciacarrozze, raccattando a buon prezzo ( dice lui ), dopo estenuanti trattative, tutto quello che trova: viti, bulloni, squadrette, cacciaviti, tubi, pneumatici, valvole, lampadine e quant’altro che prima o poi,  potrebbe tornargli utile.
Per questo nel condominio dove abita ha acquistato tre box: nel primo viene parcheggiata la Panda di Rita ( Oreste, nonostante numerosi tentativi, non è mai riuscito a prendere la patente );  nel secondo vengono immagazzinati gli oggetti di volta in volta raccolti, che dispone in perfetto ordine su enormi scaffali acquistati in un’asta fallimentare, oggetti che cataloga con software sofisticati,  scaricati da internet,  e rigoroso puntiglio;  nel terzo, infine, troneggia il suo camper, come lui chiama un vecchio e sgangherato Fiat 238,  acquistato e poi attrezzato alla meglio  per cucinare e dormire in una zona letto sopraelevata.
Ha  trascorso numerosi weekend, cinque anni fa,  per farlo, disfarlo e rifarlo di nuovo ( difficilmente mio cognato  riesce a concludere qualcosa al primo tentativo ), utilizzando molti dei reperti immagazzinati nel box numero due:  l’aveva perfino tappezzato con piastrelle di sughero eleganti e coibentanti ( diceva lui ) e questo lavoro ha rappresentato sicuramente il momento più impegnativo:  le piastrelle erano difficili da collimare sulla parete irregolare del 238, e quando Rita glielo fece notare, a lavoro completato, non ci pensò due volte: creò nervosamente un impasto di carta e colla che infilò con le dita e con le unghie in tutti gli interstizi.
Il camper ( continuiamo a chiamarlo così ) costituisce, dopo i programmi televisivi della domenica pomeriggio,  l’unica loro fonte di svago, e ben si concilia con i pallini  ossessivi di Oreste che quando non lavora ( come capo reparto in via di pensionamento) e quando non è impegnato  nella raccolta di ferramenteria varia si dedica a tempo pieno, praticamente una volta al mese,  in quella che lui chiama la manutenzione del mezzo, là, nel box numero tre. Perché una volta al mese Rita ed Oreste partono per un weekend al mare e non devono correre rischi. Al volante del camper c’è sempre e soltanto, ovviamente,  la piccola e fragile sorella, ma è Oreste in realtà a guidare, impartendole continuamente istruzioni precise farcite di rimproveri e commenti ironici :
- Ritaaa! Quante marce ha il furgone? Quattro, vero? E allora perché ne usi solo tre? –
- Ritaaa! Se alla rotonda devi girare a sinistra, non pensi che sia ora di accostare?-
- Ritaaa! Non vedi che c’è una fila di macchine ferme? Devi proprio inchiodare all’ultimo metro?-
- Ritaaa! Ritaaa! Ritaaa! -
Ogni volta che Rita e Oreste giungono in un campeggio con il loro camper, ( Rita al volante ma Oreste che dirige ), tutti gli ospiti che li conoscono accorrono festosi: è un grande avvenimento per tutti.
Dovete sapere che Oreste ha il terrore del fuoco. Una volta entrati nel campeggio lui scende dal camper per aggirarsi circospezioso tra alberi, tende e roulotte, alla ricerca della piazzola giusta, quella che consenta molteplici vie di fuga in caso di incendio. La cerca a passi successivi, dirigendo Rita ora qua ora là, un po’ avanti e un po’ indietro, attraverso frenetici tentativi mentre elabora il piano di sicurezza su un quaderno ( un po’ come faceva il Mou quando era allenatore dell’Inter ).
Una volta individuato il sito bisogna verificarne l’efficacia. Oreste indica allora a Rita le vie di fuga principali, in funzione dell’intensità del fuoco e delle caratteristiche del vento ( maestrale, tramontana o scirocco ). A quel punto Rita, tornata al volante del 238, deve testarle tutte rilevandone i possibili intoppi, mentre Oreste calcola i tempi di evacuazione.
Ogni anno, agli albori della primavera, Rita e Oreste verificano nel dettaglio lo stato del loro camper. Anche quest’anno, nei primi giorni di marzo. Scesi nel box numero due hanno verificato la pressione dei pneumatici e la funzionalità delle valvole, utilizzando un vecchio compressore.  Quindi hanno ottimizzato lo stato della batteria, che Rita ha provveduto ad alimentare attraverso la presa di corrente del box e rabboccati acqua e olio. Una volta arrivati al controllo del serbatoio dell’acqua potabile, mentre Orazio lo smonta dal suo supporto, Rita lamenta un gocciolio anomalo.
- Normale, tutto normale, Rita, è solo un po’ di condensa! - bofonchia Oreste.
Quando l’acqua arrivò a coprire le ballerine di Rita anche Oreste si accorse che c’era qualcosa che non andava: infatti una piccola crepa si stava allungando vistosamente nel fondo del serbatoio.
- Accidenti! Il serbatoio ha tirato le cuoia, ma non ho assolutamente voglia di farmi derubare dal Bertoni: quello  sarebbe capace di chiedermi duecento euro e passa per darmene uno usato. Facciamo una cosa, Rita: andiamo all’ ipermercato e ci compriamo cinque o sei taniche vuote da dieci litri; avremo così acqua sufficiente per lavarci e cucinare gli spaghetti in un weekend, e poi, in un campeggio l’acqua non manca mai -.
Detto fatto. Rita tira fuori la Panda dal box numero uno e insieme raggiungono Auchan, il più grande ipermercato della zona. Giunti nel settore dedicato al fai-da-te ecco apparire le taniche per alimentari: dieci euro l’una. – Però! - Brontola Oreste, e aggiunge: - Dài, Rita, facciamoci intanto un giro di perlustrazione.-
Arrivati nel settore dei detersivi Oreste sobbalza: - Ritaaa ! Guarda! C’è l’ammorbidente in saldo, con lo sconto del settanta per cento !!! Solo cinque euro per una tanica da dieci litri ! –
Fu così che Rita e Oreste acquistarono dieci taniche da dieci litri di ammorbidente, ed è da allora che tampinano amici e parenti per scambiare, alla pari, naturalmente, una tanica piena di ammorbidente con una vuota.
Era l’estate di un anno fa. Un Lunedì mattina,  tornando dal solito camping di Viareggio ( non fanno mai lunghi viaggi per paura che il 238 decida improvvisamente di tirare le cuoia ), una volta giunti alla base della Cisa, prima della salita, Oreste si accorge che il furgone tira vistosamente a sinistra: - Ritaaa! Vuoi stare più a destra e andare più dritta, per favore?  Ritaaa! –
In barba alle strigliate del marito, Rita non riesce più a governare il furgone che si è messo a dirigersi dove vuole. All’urlo disumano di Oreste Rita reagisce accostando e fermandosi nella prima piazzola disponibile. Una volta scesi si accorgono che il pneumatico anteriore sinistro si è quasi totalmente sgonfiato.
- Dev’essere la valvola!  Lo sapevo! Troppo vecchia! –  sentenzia Oreste che aveva sì comprato una valvola usata di riserva, ma l’aveva anche lasciata nel box numero due, accuratamente posizionata e catalogata, ma scarsamente utile nell’occasione.
- Cosa facciamo? Tiriamo avanti fino alla prossima stazione di servizio? – domanda Rita con voce tremolante.
- Ma quale stazione di servizio!  Non lo sai che quella è gente pronta soltanto a portarci via i soldi?- risponde Oreste saltando con balzo scarsamente atletico nel furgone per uscirne subito dopo con in mano una pompa a pedale, quella normalmente utilizzata per gonfiare il canotto di gomma di due metri e mezzo con cui erano soliti affrontare il mare di Viareggio.
Oreste decide i turni, in odore di perfetta par condicio: dieci pedalate lui, dieci pedalate lei. Dieci pedalate Oreste, dieci pedalate Rita e così ogni mezzora, il tempo imposto dal pneumatico per tornare a sgonfiarsi. Fino a Milano.
Rita e Oreste hanno un figlio, mio nipote Palmiro ( nome caparbiamente voluto da Oreste, per via delle sue convinzioni politiche, nonostante le suppliche di Rita ). Poco più che trentenne, laureato in architettura, vive con i genitori e fa il tassista perché, dice, questo lavoro lo fa sentire libero. Palmiro è la fotocopia di suo padre, il suo clone. Cinque anni fa decise di comprarsi una casa,per andare a vivere da solo. Gli piaceva una specie di casolare tutto da ristrutturare, ma, potendo attingere al box numero due del padre era convinto di poterne tirare fuori una reggia a basso costo. Fu così che …
Però questa è un’altra storia e avrò modo di raccontarla un’altra volta …
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